Disturbi di personalità

La personalità di un individuo è generalmente definita da un insieme di caratteristiche o tratti stabili che lo rende unico e distinguibile dalle altre persone. Sono considerati tali per esempio i tratti dipendenti in cui si evidenzia la tendenza della persona a un continuo bisogno di sostegno altrui per gestire la propria quotidianità; i tratti narcisistici in cui la persona mette in atto comportamenti tesi a dimostrare la propria grandiosità; i tratti evitanti in cui la persona si chiude agli altri perché li percepisce minacciosi. Se consideriamo i tratti da un punto di vista dimensionale, quanto più questi sono rigidi e pervasivi tanto più si delinea un Disturbo di Personalità (DP). Da questo punto di vista quindi i (DP) possono essere considerati come varianti patologiche della personalità normale. In direzione totalmente opposta, il DSM-IV ( Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) utilizza un altro approccio definito categoriale che identifica precise categorie diagnostiche definite da criteri clinici specifici. Tale approccio inoltre individua come elementi distintivi dei disturbi di personalità:

  • l’insorgenza nella prima età adulta;
  • la stabilità nel tempo;
  • l’invasività ed inflessibilità in diverse aree di vita;
  • la sofferenza soggettiva percepita;
  • le difficoltà negli ambiti relazioni e lavorativi.

Il nuovo DSM 5 si propone come modello integrato in grado di coniugare la possibilità di misurare il funzionamento della Personalità con lo studio descrittivo dei disturbi. In specifico, il funzionamento della Personalità viene valutato prendendo in considerazione due domini:

  • dominio del sé fa riferimento alla dimensione dell’identità (chi sono) e dell’auto-determinazione (cosa voglio). La prima dimensione si riferisce all’ esperienza di sé come persona unica con chiari confini fra sé e gli altri, stabilità dell’autostima, accuratezza nell’autovalutazione e capacità di regolare l’esperienza emotiva. La seconda dimensione è intesa come quell’abilità di perseguire obiettivi significativi e coerenti a breve e a lungo termine, utilizzare standard comportamentali interni pro sociali e di riflettere su se stessi in modo produttivo;
  • dominio interpersonale fa riferimento alle dimensioni dell’empatia (comprensione dell’altro) e dell’intimità (stare con l’altro). La prima fa riferimento alla capacità di comprendere e apprezzare le esperienze e le motivazioni altrui, la tolleranza di prospettive diverse e la comprensione degli effetti del proprio comportamento sugli altri. La seconda si riferisce alla profondità e alla durata di relazioni interpersonali gratificanti, capacità di vicinanza e reciprocità.

 

Alcune teorie di riferimento dei Disturbi di Personalità

Secondo il modello Cognitivo i DP si caratterizzano per una modalità di pensiero disfunzionale e/o distorta che a sua volta determina risposte emotive e comportamentali altrettanto disfunzionali.
Secondo il modello Interpersonale ad essere essenziali per lo sviluppo dei DP sono le esperienze relazionali infantili, in specifico quelle di attaccamento. Secondo il modello, un attaccamento problematico con le figure di riferimento genererebbe future relazioni interpersonali disadattive.
Secondo il modello Metacognitivo Interpersonale le caratteristiche salienti risiederebbero nella presenza di stati mentali problematici (emozioni, pensieri, ricordi, processi cognitivi di elaborazione dell’informazione) che tendono a caratterizzare l’esperienza interna di tali pazienti; scarse abilità metacognitive (ovvero scarsa capacità di riflettere sui propri processi di pensiero) che includono:

  • deficit di autoriflessività: difficoltà nel riconoscere e nel descrivere le proprie emozioni ed i propri pensieri e nello stabilire nessi di causa-effetto tra eventi, pensieri, emozioni e comportamenti
  • deficit di differenziazione: difficoltà ad osservare le proprie convinzioni da un’altra prospettiva
  • deficit di decentramento: difficoltà a leggere la mente altrui o ad abbandonare il proprio punto di vista per comprendere meglio cosa guida gli altri ad agire, sentire e pensare in un determinato modo
  • deficit di integrazione: difficoltà ad adottare una visione d’insieme delle diverse rappresentazioni di Sé e dell’Altro che entrano in gioco al mutare delle relazioni sociali.

Il modello interpersonale considera inoltre rilevanti nei DP altri due punti che sono:

  • la presenza di schemi e cicli interpersonali, ovvero, rappresentazioni di sé, dell’altro e della relazione rigide e disfunzionali
  • deficit di agentività che si manifesta nella difficoltà di cogliere e utilizzare al meglio le emozioni come bussola per dirigere il proprio comportamento.

Il modello Schema Therapy riconosce l’esistenza di bisogni emotivi primari universali che ogni persona presenta fin dalla nascita e dal cui soddisfacimento dipende il benessere psicologico. I bisogni includono: i bisogni di sicurezza, stabilità, cura e accettazione; i bisogni di autonomia, abilità e senso d’identità; il bisogno di essere liberi di esprimere le proprie esigenze ed emozioni, il bisogno di spontaneità e gioco; il bisogno di limiti realistici che favoriscano l’emergere dell’auto-controllo. Quando questi bisogni non sono soddisfatti in maniera adeguata, si formano degli “Schemi Maladattivi Precoci”(SMP), ovvero, un tema o un aspetto generale e pervasivo che comprende ricordi, emozioni e cognizioni solitamente negativi. Nonostante ciò, pur essendo fonte di sofferenza, questi schemi maladattivi sono riproposti dalla persona nella vita quaotidiana in quanto rappresentano il conosciuto, il familiare da cui non ci si vuole distaccare. Ecco perché si viene attratti dalle situazioni che rafforzano gli schemi, rendendo difficile non solo il cambiamento ma anche il riconoscimento della loro disfunzionalità. L’obiettivo della Schema Therapy è quindi quello di trasformare uno schema maladattivo in uno più funzionale.

Il nuovo DSM-5 include i seguenti Disturbi di Personalità (DP):

  • Disturbo Paranoide di Personalità: un modello che si contraddistingue per sospettosità e sfiducia, per cui i comportamenti degli altri sono interpretati come malevoli
  • Disturbo Schizoide di Personalità: un modello contraddistinto da distacco nelle relazioni sociali e da una gamma ristretta di espressività emotiva
  • Disturbo Schizotipico di Personalità: un modello contraddistinto da disagio acuto nelle relazioni affettive, errori di ragionamento o di percezione ed eccentricità nel comportamento
  • Disturbo Antisociale di Personalità: un modello caratterizzato da inosservanza e violazione delle regole e dei diritti altrui
  • Disturbo Borderline di Personalità: un modello che si contraddistingue per instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli altri e da marcata impulsività.
  • Disturbo Istrionico di Personalità: un modello caratterizzato da emotività eccessiva e da ricerca di attenzione
  • Disturbo Narcisistico di Personalità: un modello caratterizzato da grandiosità, bisogno di ammirazione e mancanza di empatia
  • Disturbo Evitante di Personalità: un modello contraddistinto da inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità ai giudizi negativi
  • Disturbo Dipendente di Personalità: un pattern caratterizzato da comportamento sottomesso legato a un bisogno eccessivo di accudimento
  • Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità: un modello di comportamento caratterizzato da intensa preoccupazione per l’ordine, perfezionismo e controllo
  • Modificazione della personalità dovuta ad una condizione medica: in questi casi si considera il disturbo di personalità come dovuto agli effetti fisiologici diretti di una condizione medica (per es., lesione del lobo frontale).

I DP sono raccolti in tre gruppi distinti in base ad analogie descrittive:

  • Gruppo A (Paranoide, Schizoide e Schizotipico di Personalità) con caratteristiche di eccentricità
  • Gruppo B (Antisociale, Borderline, Istrionico e Narcisistico) con caratteristiche di instabilità e imprevedibilità
  • Gruppo C (Evitante, Dipendente e Ossessivo-Compulsivo) con caratteristiche di ansia timore.

Nel Disturbo Paranoide di Personalità le persone percepiscono e si rappresentano la realtà all’insegna del sospetto e della diffidenza. Possono interpretare come malevole le intenzioni degli altri; percepiscono di essere sfruttate, danneggiate o ingannate; dubitano senza spesso giustificazioni della lealtà e dell’ affidabilità dei colleghi e degli amici; possono essere scarsamente tendenti a confidarsi e ad entrare in intimità con le altre persone per il timore che le loro informazioni possano essere utilizzate contro di loro; scorgono significati nascosti o minacciosi nelle parole altrui e tendono ad interpretare negativamente complimenti o espressioni benevole o neutre. Possono inoltre provare rancore e far fatica a nel dimenticare insulti od offese che possono aver ricevuto, possono essere molto gelosi, sospettare in modo esasperato ed ingiustificato che il partner sia infedele senza tuttavia avere evidenti elementi di prova.

Il disturbo schizoide di Personalità è dato da una modalità generalizzata di distacco dalle relazioni sociali e ad una gamma ristretta di espressività emotiva nei contesti interpersonali. Le persone con tale disturbo presentano la maggior parte delle seguenti caratteristiche: non sembrano desiderare l’intimità ed avere relazioni strette o amicali; preferiscono passare il tempo da sole; dimostrano poco o nessun interesse per relazioni sessuali; provano scarso piacere in poche o nessuna attività e appaiono fredde e distaccate e provano raramente emozioni intense come rabbia o gioia.

Il Disturbo schizotipico di personalità è rappresentato da un quadro pervasivo di difficoltà sociali ed interpersonali, associato ad un acuto disagio e ad una ridotta capacità riguardanti le relazioni strette abbinato a percezioni personali e bizzarre e da eccentricità del comportamento. Le persone con questo disturbo presentano infatti: interpretazioni alterate di avvenimenti, come avessero un significato particolare ed insolito; possono presentare percezioni insolite (es. sentire la “presenza” di persone morte), credenze “strane” che oltrepassano la loro cultura, ed espressioni di “pensiero magico”, cioè la convinzione di disporre di un potere speciale es, chiaroveggenza o telepatia; stranezze ne modo di parlare ( es. vago e/o metaforico); sospettosità o idee paranoiche; affettività ridotta e spesso inappropriata; nessun amico stretto e alcun desiderio di costruire nuove relazioni e la presenza di comportamenti strani e eccentrici.

Il Disturbo Borderline di Personalità è caratterizzato da un quadro di instabilità nelle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore, da una marcata impulsività e dalla presenza di caratteristiche quali: sforzi disperati per evitare di essere abbandonati; relazioni interpersonali instabili caratterizzate dall’alternanza di fasi di idealizzazione e svalutazione; la tendenza a percepire se stessi molto diversamente in momenti differenti es. da “da un super figo ad un mostro”; impulsività in aree come lo shopping, il gioco d’azzardo, i rapporti sessuali a rischio e promiscui, l’abuso di sostanze psiciattive, la guida spericolata, le abbuffate alimentari; la presenza di ricorrenti minacce o di comportamenti suicidari o autolesionistici; forti variazioni dell’umore (con picchi di estrema tristezza e possibili momenti di felicità e gaiezza estrema); vissuti ripetuti di “senso di vuoto” (es. forte insoddisfazione e noia); forti sentimenti rabbia intensa e difficoltà a controllarla e possibili
pensieri di sospetto e sfiducia nei confronti degli altri.

Il Disturbo Narcisistico di Personalità è caratterizzato da un quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia nei confronti degli altri. I narcisistici tendono a considerarsi migliori degli altri, ad esagerare i propri risultati e talenti, apparendo spesso presuntuosi. Si aspettano che gli altri riconoscono il loro status di persone speciali ed, inoltre, gli altri vengono idealizzati o svalutati a seconda che riconoscano o meno il loro status di persone uniche e speciali. Altra caratteristica essenziale è la mancanza di empatia ovvero della capacità di mettersi nei panni degli altri e di riconoscere che anche gli altri hanno desideri, sentimenti e necessità e ciò porta loro a credere che le proprie esigenze vengano prima di ogni cosa e che il loro modo di vedere le cose sia l’unico giusto universalmente. Spesso mostrano indifferenza rispetto al punto di vista degli altri e incapacità di coglierlo.Possono essere estremamente sensibili ai fallimenti, alla sconfitta, o alla critica. Se incontrano un fallimento, a causa della loro elevata opinione di se stessi, possono facilmente manifestare estrema rabbia o depressione. Dal momento che si vedono superiori agli altri spesso pensano di essere ammirati o invidiati. Credono di essere autorizzati a soddisfare i propri bisogni senza attendere, per cui possono sfruttare gli altri, i cui bisogni e opinioni vengono ritenuti di scarso valore. Il loro comportamento risulta solitamente offensivo per gli altri, che li vedono come auto-centrati, arroganti o egoisti. Le relazioni interpersonali sono dunque tipicamente compromesse a causa di problemi derivanti dalle eccessive pretese, dalla necessità di ammirazione e dal relativo disinteresse nei confronti della sensibilità degli altri.

Il Disturbo Istrionico di Personalità è caratterizzato da un’emotività eccessiva e dalla continua ricerca di attenzione, infatti, si sentono a disagio quando non sono al centro dell’attenzione. Gli individui con disturbo istrionico sono eccessivamente preoccupati per come appaiono agli altri e si preoccupano eccessivamente di essere fisicamente attraenti. Costantemente utilizzano l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di loro e spendono un’ eccessiva quantità di tempo, energia e denaro per gli abiti e le cure personali. Le loro modalità interpersonali vivaci ed espressive inducono facilmente le altre persone a coinvolgersi emotivamente con questi soggetti, ma i rapporti sono spesso superficiali e transitori. La loro espressione emotiva risulta spesso esagerata, infantile e indirizzata ad evocare compassione o attenzione (spesso erotica o sessuale) da parte degli altri; chi sta loro vicino ha la sensazione di assistere costantemente ad un recita. L’espressione esagerata delle emozioni da parte di tali pazienti può condurre gli altri ad accusare l’individuo di simulare questi sentimenti. I soggetti con una personalità istrionica sono proni a condotte sessualmente provocatorie o a sessualizzare interazioni non sessuali. Ad ogni modo, essi non desiderano realmente una relazione sessuale; piuttosto, il loro comportamento seduttivo esprime un intenso desiderio di essere protetti. Alcune persone con una personalità istrionica sono ipocondriache ed esagerano i problemi fisici per ottenere l’attenzione altrui.

Il Disturbo Antisociale di Personalità è caratterizzato da un quadro di comportamenti che viola i diritti degli altri e le regole sociali principali. L’infanzia è di solito caratterizzata da piccoli furti, menzogne e scontri con chi rappresenta l’autorità. L’adolescenza è segnata generalmente da episodi di abuso di sostanze (marjuana, cocaina, eroina), gesti violenti nei confronti di persone, animali.
Una volta adulti questi soggetti sono incapaci di assumersi responsabilità, conservare un’occupazione e mantenere una relazione affettiva in maniera stabile. Il modo di rapportarsi agli altri è drasticamente connotato dalla superficialità e dalla mancanza di rispetto per i sentimenti e le preoccupazioni di chi li circonda. La disonestà e la frode pervadono i loro rapporti sociali e ciò si esplica nell’ utilizzo della menzogna, della falsa identità. Sfruttano gli altri per ottenere vantaggi materiali o soddisfazione personale. Tipicamente, la persone con una personalità antisociale sono impulsive ed irresponsabili (hanno spesso difficoltà nel mantenere un’attività lavorativa continuativa) ed incapaci nel pianificare le azioni. Tollerano male la frustrazione e, non di rado, sono ostili o violente. Spesso non prevedono le conseguenze negative dei loro comportamenti antisociali e, malgrado i problemi o i danni che causano agli altri, non provano rimorso o colpa. Piuttosto, razionalizzano il loro comportamento o danno la colpa agli altri per ciò che hanno fatto. La frustrazione e la punizione non risultano sufficienti a motivarli a modificare i loro comportamenti e tendono a non migliorare il loro giudizio o la disponibilità ad anticipare le conseguenze negative delle proprie azioni ma, piuttosto, tendono a confermare la propria visione fortemente insensibile del mondo. I soggetti con una personalità antisociale sono inclini all’alcolismo, all’abuso di sostanze, alle perversioni sessuali, alla promiscuità e, facilmente, finiscono in carcere. Molto spesso falliscono nel lavoro o cambiano spesso attività in maniera imprevedibile e irresponsabile. Spesso hanno una storia familiare di comportamento antisociale, di abuso di sostanze, divorzi e abuso fisico. Da bambini, spesso sono stati trascurati emozionalmente e/o fisicamente abusati. La gente con una personalità antisociale presenta una speranza di vita significativamente più breve rispetto alla popolazione generale.

Il Disturbo Evitante di Personalità: è caratterizzato da una modalità diffusa di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo da parte degli altri. Per tale motivo, temono di instaurare nuovi rapporti o di esporsi a qualunque nuova attività. Gli individui con disturbo evitante hanno un forte desiderio di stabilire relazioni intime con gli altri, tuttavia tale desiderio si accompagna ad una costante paura di essere criticati, disapprovati o rifiutati. La conseguenza è una notevole restrizione del numero di amici e conoscenti e di occasioni relazionali, delle quali vengono sempre enfatizzati i possibili aspetti negativi. E’ riscontrabile una condizione di preminente “disagio e ansia sociale” ed una marcata tendenza a svolgere una vita routinaria che ponga questi soggetti al riparo dai potenziali rischi costituiti dalla novità. Per poter vivere sensazioni positive e gratificanti, anche se momentanee, gli evitanti coltivano interessi ed attività solitarie (es. musica, lettura, chat). Il ritiro sociale, sebbene protegga la persona dall’ esporsi e dallo sperimentare il malessere dell’inferiorità, del senso di inadeguatezza, del senso di esclusione conduce, alla fine, ad una esistenza priva di stimoli, triste, con un visibile senso di vuoto che può condurre ad un vero e proprio quadro depressivo.

Il Disturbo Dipendente di Personalità è caratterizzato da un quadro pervasivo ed eccessivo di ricerca di accadimento che determina un comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione. Tale quadro nasce da una considerazione di sé come fondamentalmente inadeguati e indifesi e pertanto incapaci di affrontare il mondo soltanto con le proprie forze. Gli individui con disturbo dipendente di personalità delegano di solito le decisioni e le responsabilità importanti ad altre persone e consentono alle persone che si occupano di loro di prevaricare i loro bisogni.Tale comportamento è in parte dovuto alla loro riluttanza ad esprimere le proprie opinioni per timore di perdere il supporto o l’approvazione da parte degli altri di cui hanno bisogno, ed in è parte legato anche alla credenza che gli altri sono più capaci di loro.I soggetti con disturbo dipendente hanno difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente. Tale comportamento è legato non alla mancanza di energia o di motivazione quanto piuttosto alla mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità. In genere, sono portati a scegliere partner con caratteri forti che assumono nei loro confronti atteggiamenti dominanti e controllanti. Tale asimmetria relazionale pur apparendo alle volte all’esterno come un equilibrio, nuoce al soggetto dipendente, che sacrifica se stesso in funzione della relazione e che, spesso, paradossalmente finisce per essere scaricato in quanto non sufficiente stimolante per il partner.

Il Disturbo Ossessivo – Compulsivo di Personalità è caratterizzato da un quadro pervasivo di preoccupazione per l’ordine, perfezionismo, e controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza. Essi risultano affidabili, credibili, ordinati e metodici, ma la loro inflessibilità li rende incapaci di adattarsi ai cambiamenti. A causa della loro prudenza hanno difficoltà prendere decisioni perché temono di aver omesso di considerare tutti i pro e i contro delle opzioni da vagliare. Si assumono seriamente le proprie responsabilità, ma a causa del fatto che non tollerano gli errori o le imperfezioni, hanno spesso difficoltà a completare le attività intraprese o a delegare compiti o a lavorare con gli altri, a meno che quest’ultimi non si sottomettono al loro modo di fare le cose. Solitamente sono soggetti con eccessiva dedizione al lavoro e alla produttività e ciò conduce loro spesso all’esclusione di attività di svago ed a rapporti di amicizia. Tendono ad essere spesso avari o taccagni ed a mantenere un tenore di vita inferiore rispetto alla loro reale condizione economica, per essere certi di poter prevedere eventuali catastrofi future. Dal punto di vista emotivo, tali individui sono convinti che le emozioni e gli impulsi debbano essere controllati per non perdere la propria autostima o per non danneggiare gli altri. Da qui la tendenza a reprimere e razionalizzare le emozioni, risultando, quindi, spesso rigidi, impostati.