L’anoressia nervosa è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato principalmente dal timore di ingrassare e dalla ricerca della magrezza, associati alla progressiva perdita di peso dovuta a una notevole riduzione dell’apporto alimentare.
Il disturbo è riscontrato maggiormente nei paesi industrializzati, come Stati Uniti, Europa, Australia, Giappone, dove l’ideale estetico di magrezza è sempre più diffuso.
La difficoltà a conoscere esattamente la prevalenza dei disturbi alimentari è da ricercarsi nella tendenza delle persone affette a nascondere il proprio disagio ed evitare l’aiuto di professionisti e di cure, soprattutto nel lungo periodo iniziale della malattia.
In Italia, e analogamente negli altri paesi industrializzati, si stima che tra lo 0,2-0,9% delle giovani donne soffra di anoressia nervosa.
Il disturbo è diffuso prevalentemente nella popolazione di sesso femminile (90%) mentre gli uomini rappresentano solo il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa. Generalmente insorge in età adolescenziale, con due picchi di maggiore frequenza a 14 e a 18 anni, ma la fascia di età in cui può esordire va dai 10 ai 30 anni.
Nella maggior parte dei casi il disturbo si presenta a seguito di una dieta ipocalorica iniziata per modificare il peso e la forma del corpo e, spesso, l’esordio è associato a un evento stressante.
Come per gli altri disturbi alimentari, l’origine dell’anoressia nervosa è da ricercarsi in un insieme di fattori, la cui interazione contribuisce all’insorgenza e al mantenimento del disturbo (origine multifattoriale). Le cause possono essere di tipo genetico, psicologico, ambientale.
In merito alla possibile implicazione di fattori genetici, sembra che sia presente un rischio maggiore di sviluppare il disturbo tra parenti di primo grado (genitori-figli).
Per quanto riguarda gli aspetti psicologici, sembra che alcune caratteristiche contribuiscano maggiormente a sviluppare il disturbo. Alcune di queste sono: problematiche legate all’autostima, perfezionismo, difficoltà interpersonali e nella gestione delle emozioni dolorose. Queste caratteristiche sono generalmente presenti prima dell’esordio e contribuiscono al mantenimento del
disturbo.
Infine, in merito ai fattori ambientali, è noto che il disturbo trovi la sua massima diffusione nelle società occidentali, in cui l’ideale di magrezza è diventato un modello culturale largamente diffuso da tutti i mezzi di comunicazione. Inoltre, in alcune categorie occupazionali l’anoressia nervosa sembra essere molto frequente; i casi tipici sono le professioni che rientrano nel mondo della moda e della danza.
L’anoressia nervosa è caratterizzata da un peso corporeo significativamente basso in relazione all’età, all’altezza, al sesso e allo stato di salute della persona. La valutazione del peso corporeo in relazione all’altezza viene fatta utilizzando l’Indice di Massa Corporea (IMC; kg/m²) che, in questi soggetti, risulta essere al di sotto del limite minimo considerato normale.
Nelle persone con anoressia nervosa si riscontra un’intensa paura di ingrassare e la ricerca spasmodica della magrezza, anche quando in realtà si è sottopeso. Le preoccupazioni riguardo alla forma del corpo e al peso sono marcate e la paura di ingrassare non diminuisce con la perdita di peso.
Conseguentemente, questi soggetti rifiutano di mangiare (ad esempio, seguendo una dieta ferrea o digiunando) o attuano condotte di eliminazione che garantiscano la magrezza e impediscano l’aumento di peso (ad esempio, indursi il vomito o utilizzare lassativi e diuretici).
La preoccupazione riguardo la forma del corpo e il cibo può diventare ossessiva: molte pazienti collezionano ricette, contano le calorie, impiegano ore a mangiare e si preoccupano dell’alimentazione dei familiari. Comuni sono anche alcuni rituali alimentari, come tagliare il cibo in piccoli pezzetti e mangiare lentamente.
Vengono descritte due forme di anoressia nervosa: quella “con restrizioni”, in cui la perdita di peso viene raggiunta principalmente attraverso diete ferree, digiuni e/o esercizio fisico eccessivo, e quella con “abbuffate/condotte di eliminazione”, in cui la persona presenta ripetuti episodi di abbuffate e/o condotte di eliminazione (vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, ecc.). Le
condotte di eliminazione possono essere presenti anche in seguito all’assunzione di ridotte quantità di cibo.
Inoltre, le persone affette da anoressia nervosa hanno una percezione distorta del proprio corpo e del peso. Questo fa sì che si abbia una sovrastima sia del peso che delle dimensioni corporee. Talvolta alcuni soggetti riconoscono la propria magrezza ma hanno la convinzione che alcune parti del corpo (soprattutto fianchi, cosce, glutei) siano “troppo grassi”.
Nei soggetti con anoressia nervosa la forma e il peso corporeo influenzano enormemente il livello di autostima e la valutazione di sé: la perdita di peso diventa quindi un segno di autodisciplina e autocontrollo, che condiziona la vita della persona.
Il disturbo comporta importanti complicanze mediche, potenzialmente pericolose per la vita. Alcuni dei più frequenti disturbi associati alla malnutrizione comprendono: amenorrea (assenza di mestruazioni), ipotensione, ipotermia, secchezza della cute, disidratazione. Molti soggetti presentano anche umore depresso, insonnia, irritabilità e scarso interesse sessuale. In coloro che si
autoinducono il vomito può verificarsi l’ingrossamento delle ghiandole salivari, l’erosione dello smalto dentale e la presenza di callosità sul dorso delle mani a causa del loro sfregamento sull’arcata dentaria allo scopo di provocare il vomito.
Il trattamento cognitivo comportamentale dell’anoressia nervosa ha come obiettivi iniziali la normalizzazione del peso e l’abbandono delle condotte di restrizione dietetica, delle abbuffate e dei comportamenti di eliminazione. Successivamente, è necessario intervenire per aumentare i livelli di autostima, ampliare la valutazione di sé al di là dell’apparenza fisica, ridurre il perfezionismo, migliorare i rapporti interpersonali e, nel caso di adolescenti, aiutare i familiari a gestire il problema, evidenziando quali siano gli atteggiamenti da adottare e quali, invece, quelli controproducenti.